Emozioni Veg ; pagina 2
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alicelunamina,
18/12/13 16:59
Marina ha scritto:
Faccio fatica a immaginare che una persona che rispetta gli animali, se viene a contatto con la realtà della loro sofferenza, non ne rimaga colpita e inizi a riflettere sul tema.
Mi spiace che tu faccia fatica, è così come ti ho detto.
Il rapporto uomo/animale non è così semplice e lineare (rispetto/non rispetto) come comunemente si crede. Ci sono meccanismi complessi
alla base. Si parla di intra-umanizzazione, mentalizzazione, dissonanza cognitiva.
Interessante questa ricerca per chi desidera approfondire
e sentirsi anche un pochino meno in colpa:
http://it.in-mind.org/uploads/Italia/Issues/1/Loughnan%20et%20al.pdf
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Andrea,
18/12/13 17:23
alicelunamina ha scritto:
Mi spiace che tu faccia fatica, è così come ti ho detto.
No, puoi dire come funzionano le cose per te, per qualcuno che conosci, non come funzionano per la media.
Continui a ignorare il fatto che ci sono persone che da una vita organizzano centinaia di eventi e analizzano i risultati (che sono molto più del vedere quante persone si fermano per inciso).
C'è gente che dopo un vita di attivismo ha scritto libri su come essere più efficaci a seconda dei contesti e dell'argomento trattato.
Quindi è inutile dire "non è così, non funziona così" ecc. ecc. senza qualche dato concreto. Altrimenti è come se io andassi da uno che fa il meccanico da 20 anni e senza aver mai svitato un bullone in vita mia iniziassi a dirgli: "non guarda, sbagli tutto, si fa in quest'altro modo".
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alicelunamina,
18/12/13 18:04
Andrea ha scritto:
alicelunamina ha scritto:
Mi spiace che tu faccia fatica, è così come ti ho detto.
No, puoi dire come
Purtroppo ho sbagliato a copiare le frasi, la sequenza era questa qui
sotto, Marina stava proprio parlando di me.
E' molto dura. Avrà anche le sue ragioni, ma a volte esagera.
ma tu sei diventata vegan per motivi di salute!
Chi te l'ha detto questo?
Mi pareva l'avessi detto tu qualche tempo fa.
Se lo sei diventata per motivi etici, tranquilla che vedere delle immagini di animali negli allevamenti e poi nei macelli, ti avrebbe colpito, eccome, e magari ti avrebbe fatta diventare veg prima.
Faccio fatica a immaginare che una persona che rispetta gli animali, se viene a contatto con la realtà della loro sofferenza, non ne rimaga colpita e inizi a riflettere sul tema.
Mi spiace che tu faccia fatica, è così come ti ho detto.
Il rapporto uomo/animale non è così semplice e lineare (rispetto/non rispetto) come comunemente si crede. Ci sono meccanismi complessi
alla base. Si parla di intra-umanizzazione,
mentalizzazione,
dissonanza cognitiva.
Interessante questa ricerca per chi desidera approfondire
e sentirsi anche un pochino meno in colpa:
http://it.in-mind.org/uploads/Italia/Issues/1/Loughnan%20et%20al.pdf
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AntonellaSagone,
18/12/13 18:48
ho letto l'articolo, comunque da psicologa direi che mi sembra un po' troppo riduttivo e schematico.
L'insostenibile paradosso dell'amare gli animali ma mangiarli, come dice lì, prima di tutto non è così insostenibile per molti... e non necessariamenter si sente la necessità di eliminare il paradosso con le due soluzioni - o diventare veg, o decidere che gli animali da consumo non hanno status morale (=non soffrono poi così tanto).
in effetti, basta mettere in atto un meccanismo più primitivo che si chiama scissione cognitiva. Quando accarezzi il tuo coniglietto non pensi a quello che hai nello stomaco, e quando mangi la carne non pensi al coniglietto.
C'è poi la razionalizzazione, che si basa sul crearsi tutta una serie di giustificazioni e alibi solo apparentemente razionali: il mio organismo ha bisogno di proteine perché faccio sport, sono allergico ai legumi, siamo una specie predatrice è nolla nostra natura, anche le carote soffrono, il cerchio della vita eccetera. Aggiungi un po' di semplice negazione (non ci penso e così l'angoscia fra un po' mi passa) ed il gioco fatto.
inoltre i due corni di questa dissonanza cognitiva, o dilemma, cioè amare gli animali e mangiarli, secondo me è più apparente che reale. Chi mangia carne spesso "ama" gli animali nel senso che ne è fruitore, così come della loro carne, e non necessariamente li comprende e rispetta veramente per quello che sono, cioè esseri senzienti con una loro individualità, unicità, diversità, esigenze, sentimenti ecc.
fruisce della carne della mucca per il suo stomaco, della devozione del suo cane per il suo ego, del pelo morbido del suo gatto per il suo bisogno di contatto e tenerezza, eccetera. Ed ecco che non c'è nessuna contraddizione o dilemma, perch usi gli animali in entrambi i casi.
Ultima osservazione, questa da vegan e non più da psicologa. Non è a causa della crescente domanda di carne che si macellano più animali, ma a causa del crescente consumo di uova e prodotti caseari, che creano un "prodotto di scarto" (la carne dei vitelli o dei polli maschi) che, per non diventare una voce in perdita, deve trasformarsi in un prodotto di mercato, e quindi la carne viene prima del bisogno di carne, che un bisogno indotto dalla nostra cultura, martellato dai media e persino a scuola ai nostri bambini.
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violettasg,
18/12/13 18:53
Ti ho risposto in privato! Ciao! ;-)
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Andrea,
18/12/13 19:18
AntonellaSagone ha scritto:
inoltre i due corni di questa dissonanza cognitiva, o dilemma, cioè amare gli animali e mangiarli, secondo me è più apparente che reale. Chi mangia carne spesso "ama" gli animali nel senso che ne è fruitore, così come della loro carne, e non necessariamente li comprende e rispetta veramente per quello che sono, cioè esseri senzienti con una loro individualità, unicità, diversità, esigenze, sentimenti ecc.
fruisce della carne della mucca per il suo stomaco, della devozione del suo cane per il suo ego, del pelo morbido del suo gatto per il suo bisogno di contatto e tenerezza, eccetera. Ed ecco che non c'è nessuna contraddizione o dilemma, perch usi gli animali in entrambi i casi.
Sì, anche io non vedo nessuna dissonanza. La maggioranza di chi ha un cane non soccorre un cane in difficoltà: "ama i cani" nel senso che ama la compagnia di quelli con cui vive. Un po' come una persona ama il proprio partner ma ignora altri esseri umani in difficoltà, oppure un genitore ama i propri figli ma non rinuncia alle scarpe della marca X pur sapendo che sono fatti da bambini ridotti in schiavitù.
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Marina,
18/12/13 21:53
alicelunamina ha scritto:
Andrea ha scritto:
alicelunamina ha scritto:
Mi spiace che tu faccia fatica, è così come ti ho detto. >
No, puoi dire come
Purtroppo ho sbagliato a copiare le frasi, la sequenza era questa qui
sotto, Marina stava proprio parlando di me.
E' molto dura. Avrà anche le sue ragioni, ma a volte esagera.
Io sono molto dura?
Non so a che cosa tu ti riferisca in particolare, ma sul fatto che mostrare le foto e i video con la sofferenza degli animali funzioni su un grandissimo numero di persone, non ho dubbi, e quindi, certo, lo dico con sicurezza, per il semplice fatto che l'ho visto molte volte coi miei stessi occhi, senza contare tutto quello che ho letto in merito di esperienze di altri.
Se su un argomento non so molto o sono incerta, non ne parlo con sicurezza, stai tranquilla, ma su questo sì.
Per quanto riguarda le poche persone su cui questo può fare l'effetto opposto, possono anche esserci, ma sono comunque un'esigua minoranza, quindi la strategia non si può certo basare su come reagiscono loro.
Oltre a questo, rimango convinta che anche queste persone abbiano bisogno di essere scosse con qualcosa di forte. Se anche in quel momento non si avvicinano, quello scossone le può indurre a muoversi e informarsi.
Ormai, bastano pochi minuti per trovare sul web una miriade di informazioni, e ciascuno può trovare quelle che sono nella forma per lui più consona. E poi può sempre scrivere via mail per chiedere informazioni, e a quel punto gli si risponde a seconda di cosa chiede e come si pone.
Cosa che facciamo ogni giorno.
Quindi anche in questi casi penso che mostrare, per strada, la realtà di allevamenti e macelli sia utile.
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Carlovegan,
18/12/13 21:57
Che arroganza immensa, venire qui a dar lezioni a Marina e ad Andrea sulle strategie da adottare. Se non fosse per il network di AgireOra, per le iniziative fatte in questi anni, per la loro mailing list, non si sarebbero ottenuti dei risultati notevoli. Quante persone sono diventate vegan grazie a loro? Prova a chiedertelo.
Abbi l'umiltà di capire lo straordinario lavoro che hanno fatto questi ragazzi e che continuano a fare.
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Marina,
18/12/13 22:09
Grazie Carlo, comunque ora non esagerare nell'altro senso ;-)
Più che altro, alicelunamina, è un po' fuori luogo accusare gli altri di "durezza" quando tu per prima ti poni in una maniera che insinua che gli altri facciano le cose un po' a caso senza tener conto degli effetti delle loro azioni, e pretendendo di sapere come fare senza però avere alcuna esperienza in merito.
I commenti di tutti sono i benvenuti, possono sempre venir fuori spunti utili, anche da chi non ha ancora esperienza, come è più volte successo nel corso degli anni; però c'è modo e modo di porsi.
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Andrea,
18/12/13 22:14
alicelunamina ha scritto:
Purtroppo ho sbagliato a copiare le frasi, la sequenza era questa qui sotto [...]
OK ma era il proseguo del discorso iniziale su cosa è utile e cosa no.
Il punto è che quando si parla di campagne per il pubblico occorre rassegnarsi che quello che è utile per una persona magari non lo è per un'altra e fare quello che funziona meglio a livello medio.
Per farlo l'unico modo è fare iniziative e osservare i risultati (cosa difficilissima perché il risultato non è facile da definire e misurare) e soprattutto studiare quello che fanno gli altri.
Per iniziative come Adotta un'università funziona molto bene il pieghevole "in positivo", l'associazione che ha ideato la campagna ne studia gli effetti andando mesi dopo nelle università volantinate e parlando con gli studenti.
Nei tavoli informativi sembra funzionare meglio l'approccio con immagini forti.
Sono contesti del tutto diversi: nel primo caso c'è un target più limitato, si viene fermati da un coetaneo, e si chiacchiera un po', ben diverso dal fermare passanti a caso magari presi dallo shopping. Quindi si prova, si sbaglia, si cerca di capiree cosa funziona meglio ecc. ecc.
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Marina,
18/12/13 23:03
Andrea ha scritto:
Per iniziative come Adotta un'università funziona molto bene il pieghevole "in positivo", l'associazione che ha ideato la campagna ne studia gli effetti andando mesi dopo nelle università volantinate e parlando con gli studenti.
In positivo in copertina, sì, ma all'interno anche lì vengono mostrate le immagini degli allevamenti intensivi, dei macelli, delle menomazioni subite dagli animali, ecc. Anzi, la nostra versione italiana è anche meno forte della loro.
Anche perché ha meno pagine.
L'idea è che poi uno se lo legge per conto suo, come sempre accade, e ci riflette sopra.
Infatti è una campagna che funziona benissimo, negli USA. VeganOutreach è molto ben organizzata dal punto di vista delle strategie da adottare, dello studio delle reazioni, ecc.
La campagna funziona anche qui, solo che il numero dei pieghevoli distribuiti è solo una frazione di quello americano ;-(