Marina ha scritto:
Io sono scettica, ma si sapeva ;-)
Pero' se si fa bisogna preparare un volantino ad hoc che si riagganci ai temi del rispetto dei diritti di TUTTI, senno' la risposta tipica sara' la solita "ma pensa ai bambini che muoiono di fame!" (o nelle guerre, ecc.).
Non so se esiste gia' qualcosa di pronto, non mi vene in mente nulla.
Poi agli interessati si possono dare opuscoli di approfondimento gia' esistenti.
Probabilmente e' adatto anche il pieghevole "vacche grasse, bambini magri, foreste disboscate", perche' tratta temi sociali e ambientali, ma non e' proponibile per un volantinaggio a tappeto, e' troppo costoso, ci vuole qualcosa di piccolo e in b/n.
Ciao,
Marina
Dunque, il tema è la pace nel mondo, non un generico ambientalismo, quindi io non allargherei il discorso alle motivazioni ambientali.
Il giorno della marcia, l'11 settembre, sarà altamente simbolico, e penso che i media saranno pieni di considerazioni sul terrorismo (a senso unico, ovviamente).
Credo che il taglio migliore sia quello di un volantino che ricordi che uno dei fondatori della marcia della pace Perugia - Assisi è stato Aldo Capitini, che poi ha fondato anche (o lo aveva fatto in precedenza, non ricordo), l'associazione vegetariana italiana.
Si sta parlando di molti anni fa.
Ad Aldo Capitini, che non ho mai conosciuto, sono molto legato, e questa è un'immagine forse della prima marcia: erano due gatti, ed è bellissima per l'ambientazione fine anni Sessanta:
http://www.aldocapitini.it/immagini/cart.jpgNaturalmente non si tratta di parlare di associazione vegetariana italiana, ma di vegetarismo e soprattutto di veganismo in particolare. Il senso è: la nonviolenza, la pace, inizia a tavola, e nei comportamenti di tutti i giorni, come il vestire.
Tempo fa sempre dall'avi, credo la comaschi, aveva scritto un testo che riporto qui (forse è stato pubblicato sull'idea vegetariana), e che può essere base per un volantino nuovo, dedicato al veganismo:
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Il 12 settembre 1952, a Perugia, Aldo Capitini fondò la nostra Associazione con il nome di Società Vegetariana (trasformata poi nel ‘70 in Associazione Vegetariana Italiana).
La non violenza di Capitini è rimasta in noi e ora più che mai va ricordata e sottolineata.
Aldo Capitini, docente di filosofia morale all'Università di Perugia sosteneva, anzi praticava, la non violenza attiva, non solo a parole.
Mite ma determinato, partiva dalla convinzione che il sostentamento umano non può basarsi sulla morte di altri esseri viventi. Per questo motivo divenne vegetariano e ogni suo pasto diventava una pacifica dimostrazione di non violenza.
Un silenzioso pasto vegetariano, apparentemente, non fa rumore quanto un grido di protesta. Ma non possiamo pretendere che il mondo cambi se non cambiamo noi. I non violenti devono disarmarsi anche a tavola.
Il mondo siamo noi, e possiamo essere il punto di partenza per una rivoluzione pacifica, iniziando prima di tutto da noi stessi. La gola, le abitudini, l’apparente comodità, la pigrizia, la disinformazione e la paura, spesso non ci avvicinano alla pratica vegetariana. Ma proviamo a pensare alla sofferenza che gli animali devono subire a causa della nostra scelta alimentare, un eccidio allucinante, infinito. E, a ben guardare, in nessun altro caso si sceglie di far nascere e crescere un essere in previsione esclusivamente della sua uccisione. Solo gli animali da macello nascono per poter perpetuare la nostra catena alimentare.
Ciò che il singolo può fare, per cambiare lo stato delle cose, è fondamentale. Il nostro potere in questo caso è immenso: le nostre abitudini alimentari indirizzano il mercato, il nostro potere d’acquisto è il nostro punto di forza, siamo un indicatore da non sottovalutare. Capitini l'aveva capito e messo in pratica.
Il consumismo è alla base dell’economia attuale. La regola del comprare, consumare e gettare è un sistema che non potrà far altro che aumentare le differenze sociali. Cambiare le cose spetta noi. Può essere una rivolta silenziosa, che inizia dalle nostre tavole, dalle nostre scelte di ogni giorno. Non serve a nulla urlare, manifestare, protestare se non impariamo a distinguere i nostri reali bisogni, se non comprendiamo che non è la bistecca nel piatto, o indossare una pelliccia o un vestito firmato a dare dignità alle persone.
Se oggi siamo incapaci di rinunciare alla violenza nei nostri piatti, domani potremmo non riconoscere lo sfruttamento nei confronti delle fasce più deboli, come oggi già siamo incapaci di individuare quello nei confronti della natura.
Essere vegetariani non significa essere migliori di altri, ma senza ombra di dubbio la scelta vegetariana è attualmente la miglior strategia per fare una rivoluzione pacifica.
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Ma un volantinaggio generalizzato credo che sia impossibile, in termini di costi. Non si riuscirebbe a raggiungere tutti. Stiamo parlando di migliaia di persone, anche se non so i costi di un'operazoine del genere.
Però un gazebo, messo lungo la strada (sono trenta chilometri, il posto si trova), magari in un luogo dove non camminano tutti stretti, e più verso il finale, quando ormai le persone sono separate tra loro e più disponibili a fare due chiacchiere, potrebbe essere una cosa interessante.
Ripeto, l'occasione è ghiotta, se troviamo la collaborazione di vari gruppi e siti vegan, o se riusciamo ad organizzarci da soli, io faccio la mia parte.
M.
PS: ah, posso ospitare, chi vuole venire alla marcia.