INSEMINAZIONE ARTIFICIALE DELL'APE REGINA
Prima, la testa ed il torace dell'ape maschio vengono schiacciati
Questo causa una contrazione dei muscoli addominali, e la fuoriuscita di parte dell'endofallo
Il resto del corpo viene schiacciato per far uscire del tutto l'endofallo. Il seme di diverse api viene cosi' prelevato e mischiato
L'ape regina viene tenuta ferma e anestetizzata in un apposito strumento. La vagina viene aperta utilizzando degli uncini
Infine il seme viene iniettato
SITUAZIONE IN ITALIA
La produzione italiana di miele va male, principalmente a causa di un acaro: la Varroa jacobsoni.
Recentemente, la seconda ondata di questo parassita ha decimato gli alveari in quasi tutte le regioni.
Come in US, anche nel nostro Paese si assiste
all'insorgere di fenomeni di resistenza agli acaricidi piretroidi.
L'uso scorretto dell'Apistan ha gia' creato una Varroa resistente al fluvinate. Mentre si diffondono nuove forme virali apistiche, l'uso di acaricidi danneggia i prodotti dell'alveare, nei quali se ne accumulano le molecole tossiche.
Esiste inoltre la possibilità che gli operatori apistici scelgano prodotti non registrati o dotati di elevata tossicità anche per l'uomo. Ricordiamo che per il miele
non esiste limite di legge, nazionale o internazionale, relativo al contenuto in metalli pesanti.
Puo' percio' contenere sia acaricidi che idrocarburi (organofosforati e organoclorurati, PCB) da inquinamento ambientale [17]. In corso di smielatura e invasettamento possono verificarsi contaminazioni da parte di agenti batterici e polvere.
Oltre a sostanze organiche ed inorganiche (insetti, covate o sabbia), diversi agenti contaminanti possono essere trasmessi alle sostanze prodotte nell'alveare attraverso l'adesione di particelle aereodisperse al corpo delle bottinatrici, la contaminazione del nettare e del polline per deposizione atmosferica, mediante trasporto linfatico nelle piante dopo l'assorbimento dal suolo o tramite l'ingestione di acqua inquinata da parte delle
bottinatrici stesse. Cadmio e piombo in particolare, sono contaminanti ubiquitari, soggetti a rilevanti fenomeni di trasporto atmosferico a lungo raggio a seguito dell'emissione da parte di sorgenti locali.
L'utilizzo del miele come indicatore della radiocontaminazione ambientale e' stato gia' proposto in letteratura in letteratura (Gilbert e Lisk, 1980; Tonelli et al., 1990; Fresquez et al., 1997) e viene descritto come particolarmente suscettibile all'accumulo di
contaminanti.
L'attuale Direttiva comunitaria lascia inoltre aperta la strada a prodotti commercializzati senza indicazione d'origine geografica. Buona parte delle informazioni relative agli spettri pollinici dei mieli prodotti nelle varie parti del mondo non sono disponibili in letteratura e i sistemi informatizzati sono di uso ancora limitatissimo, non esistendo una banca dati sufficientemente estesa. Occorre ricordare che lo spettro pollinico di un miele
puo' essere facilmente modificato nel corso della lavorazione, con finalita' di frode - sia miscelando mieli diversi, sia eliminandone il polline con una filtrazione spinta.
Annate successive di raccolti molto scarsi nei Paesi a maggior produzione hanno portato ad una carenza di prodotto sul mercato e ad un aumento delle quotazioni all'ingrosso, che rendono le frodi ulteriormente probabili.
L'unico metodo che potrebbe dare risultati sicuri (lo spettrometro di massa), richiede attrezzature molto costose e sofisticate.
Attualmente, in Italia nessun laboratorio usa questo metodo sul miele in maniera routinaria.
Non mancano le aziende che utilizzano il miele che costa meno, quello classificato come 'miele per l'industria' (eccessivamente modificato a seguito di riscaldamento o conservazione prolungata).
Quando la materia prima viene elencata nella lista degli ingredienti sulla confezione dei prodotti finiti, anche il peggiore dei mieli per industria, fermentato, cotto e con sapore sgradevole, viene pero' riabilitato e compare come 'miele' tout-court.
Da quando la Cina e' diventata uno dei maggiori fornitori di miele della UE, la vendita di miele per l'industria
come 'miele' e' diventata estremamente comune; presenta sempre segni di una pregressa fermentazione e valori di ferro da 2 a 10 volte maggiori rispetto ai valori normalmente riscontrati nel prodotto di altre origini, dovuta al contatto con recipienti non idonei.
1 su 3 dei prodotti venduti in Italia e' importato dalla Cina, mentre un'indagine svolta in italia nel 1996 ha evidenziato che il 13% dei prodotti presenta irregolarita' dal punto di vista della rispondenza alla denominazione botanica.
L'Osservatorio Nazionale della Produzione e del Mercato
del miele ha svolto uno studio per stimare le caratteristiche del miele offerto dalla grande distribuzione; queste le conclusioni: "Dei consumatori che acquistano miele attraverso la grande distribuzione organizzata... 1 ogni 3 viene ingannato, 1 ogni 4 acquista un miele che andrebbe bene per l'uso di cucina ma non e' adatto al consumo diretto in quanto presenta sapore di fermentazione e 1 ogni 9 non acquista miele ma un prodotto ottenuto per miscela con sostanze di origine industriale. ... i prodotti fraudolenti vengano fabbricati anche nei paesi europei...La presenza sul mercato di una proporzione cosi' elevata di prodotto difettoso o irregolare porta certamente a conseguenze drammatiche ... per il consumatore.... verso un prodotto qualitativamente e organoletticamente scadente....la causa primaria di una situazione tanto degradata e' senza dubbio
l'insufficiente disponibilita' a livello mondiale di prodotto di buona qualita... Una legislazione insufficiente a tutelare il consumatore nei confronti delle falsificazioni e dell'uso abusivo delle denominazioni geografiche, botaniche e relative alla qualità".
Fonte:
http://utenti.tripod.it/vegan