1
FireandRain,
19/11/08 22:44
Ciao a tutti. Volevo segnalare, per coloro che fossero interessati ad approfondire i temi dell' etica animalista, della liberazione animale e dei diritti dei viventi non umani, un saggio "compatto" ma ben strutturato, intitolato "Etica e diritti degli animali" di Luisella Battaglia, Laterza Ed.
In appendice c'è una ricca bibliografia a cui attingere per chi volesse approfondire.
Vi riporto qui di seguito due estratti a mio avviso estremamente significativi ed illuminanti che mettono in luce come uomini ed animali, più propriamente umani e non umani, rappresentano semplicemente punti di un' unica
retta.
Il primo compendio è relativo a Voltaire che, già più di due secoli (!) fa, scriveva parole che ad oggi suonano ancora fortemente "sovversive" sia per l'uomo della strada che per il cosiddetto "intellettuale".
Il secondo riguarda Gianni Vattimo, filosofo torinese contemporaneo, che traccia uno stupendo parallelismo tra il destino umano e quello animale. Destini che finiscono dapprima col sovrapporsi ed infine col fondersi uno nell' altro. Due destini che in fin dei conti sono due facce della medesima medaglia: da qui non più l'uomo e l'animale ma piuttosto l' uomo è l' animale.
E' quanto in definitiva aveva espresso anche Tiziano Terzani nella video-intervista legata ad un mio post di un paio di settimane fa; ossia l'uomo uccidendo, mangiando, distruggendo gli animali in realtà uccide, mangia, distrugge se stesso !
VOLTAIRE
(...) La ridefinizione dell' animale - come essere dotato di sensibilità, compagno di vita e di destino - va di pari passo con la ridefinizione dell'uomo, non più centro dell' universo nè despota della natura, ma membro della comunità di vita della terra. Ed è proprio dall' intreccio di tali tematiche, dall' incrocio di consapevolezze etologiche e di sensibilità morale, che nascono gli interrogativi più interessanti. (...) Celeberrima è la domanda rivolta da Voltaire al vivisettore che tortura il cane: "Tu scopri in lui gli stessi organi di sentimento che sono in te. Rispondimi, o meccanicista, la natura ha dunque combinato in lui tutte le molle del sentimento affinchè egli non senta ?" (...) Pochissimi filosofi hanno, come lui, un senso così spiccato dell' umano nella sua peculiarità irriducibile (ben lontano tuttavia dal ogni orgoglio atropocentrico) e, insieme, una curiosità, un interesse così vivo e partecipe per il non umano.
Voltaire com'è noto contesta la tesi cartesiana dell' associazione necessaria tra capacità linguistica e capacità di pensare e di sentire. Il fatto che gli animali non parlino come noi significa forse che non pensino o non abbiano sentimenti ? Ecco cosa risponde al suo eterno avversario meccanicista:
"Forse è perchè io parlo che tu giudichi che io abbia il sentimento, la memoria, delle idee ? Ebbene ! Non ti parlerò: tu mi vedrai rincasare con aria afflitta, cercare una carta con inquietudine, aprire l'armadio dove mi ricordo di averla rinchiusa, trovarla, leggerla con gioia. E tu ne deduci che io ho provato il sentimento dell' afflizione e quello del piacere, che ho memoria e conoscenza. Giudica dunque allo stesso modo questo cane che non trovava più il suo padrone, che lo ha cercato per tutte le vie con grida dolorose, che rincasa inquieto e agitato, sale, scende, va di stanza in stanza, trova infine nel suo studio il padrone che egli ama e gli testimonia la propria gioia con dolcezza del suo mugolio, coi salti e le carezze."
Uomo e animali DIFFERISCONO, pertanto, SOLO per grado, NON per natura, dal momento che non esiste frattura tra sensazione e ragione. Voltaire si rivela in questo assai più vicino all' impostazione di Hume, il quale descrive le capacità umane, incluse quelle morali, come un CASO SPECIALE di capacità animali (...).
Voltaire è indubbiamente uno dei più decisi assertori dell' insostenibilità di ogni assimilazione degli animali ad oggetti (...) Non sarà possibile, ovviamente, trattare gli animali come cose, nè mantenere, nei loro confronti, un atteggiamento di assoluta estraneità. Occorrerà, se si vuole esser coerenti, prendere coscienza dei loro problemi, facendosi in qualche modo carico delle loro sofferenze e del loro destino. Da qui i primi lineamenti di quella che potrebbe definirsi "etica del riconoscimento".
La cui scia porterà, due secoli più tardi, passando per Henry Salt e Peter Singer, il filosofo Regan ad affermare: "Cosa c'entra l' uomo con gli animali ?" Ovvero, anche se vive sullo stesso pianeta con altre specie, perchè deve interferire con loro vita ?
Ed ancora: "l' uomo tutt' al più può essere considerato non come il dominatore assoluto ma come il custode delle altre forme viventi. Andrebbero nel contempo notati i PUNTI DI CONTATTO, ossia quanto abbiamo in comune con gli animali e non quelli che ci dividono. Anzi, questi ultimi sono senza dubbio inferiori come numero ed importanza rispetto ai primi".
VATTIMO
Il filosofo contemporaneo Gianni Vattimo, nel paragrafo "Nazismo e diritti degli animali", ricercando le ragioni prossime alla nostra vicinanza con gli altri viventi, ha scritto: "In un' epoca in cui l' umanità si vede sempre più minacciata nelle stesse elementari possibilità di sopravvivenza (la fame, la morte atomica, l' inquinamento), la nostra RADICALE FRATELLANZA con gli animali si presenta in una luce più immediata ed evidente".
Mi pare che accanto a tale "via negativa" - la comune paura della morte e del dolore - il riconoscimento dell' animale come prossimo abbia radici più lontane, sia stato forse oscuramente preparato dall' esperienza di una comune condizione.
SEPARATI dalla storia, uomini ed animali si sono trovati UNITI nell' anti-storia: gli umani sono stati posti in una situazione di animali, per chè considerati tali da un'intera collettività (Vattimo allude alla Shoa). Tutta l' industria della morte messa in opera da sempre ai danni dei non umani, è stata infatti applicata nella sua forma tecnologicamente più sofisticata agli umani. Da qui la scoperta che l' "animalità" è una condizione, non tanto un fatto di natura, e che l'umanità è anch' essa una condizione che deve essere riconosciuta e non può mai essere garantita. Sappiamo oramai che cosa significa essere trattati come animali, sfruttati come animali, uccisi come animali (...).
Buona serata a tutti, uomini ed animali.
Daniele