I miei scritti

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1 Lucik, 28/01/07 20:24

La sovrastruttura che anestetizza la responsabilità individuale.

Si dice che tanto il "mondo" va così. Che tanto, se fai o non fai una cosa, "non cambia nulla". Si sottolinea l'indifferenza del valore del singolo di fronte all'assolutismo intoccabile di un'entità che va per i
fatti suoi. Si cancella con la leggerezza di una frase vuota il significato individuale di fronte a un meccanismo superiore che non ci considera e in cui non si conta nulla. La leggerezza di una frase vuota che salva gli altri da ogni responsabilità.
Ci si adagia sulla dissociazione tra l'azione e il suo risultato, spesso dovuta alla separazione visiva degli ambienti in cui si compie l'una e su cui ricade l'altro. Non guardare negli occhi la realtà che subisce gli esiti aiuta. E' un filtro imbottito ed ovattato che allontana i dubbi e le certezze, e che fa sì che una relazione diretta tra azione e conseguenza venga separata ed isolata in due estremi che non si mischiano tra loro.
E' lo stesso assunto per cui chi è inserito nella gestione di un'azienda che sfrutta miseramente i lavoratori di
certe aree del mondo non si sente responsabile personalmente, in quanto semplice attore obbligato di una struttura sovraordinata che ha un funzionamento dato. E'
un assunto ricordato da alcuni autori parlando della Germania ai tempi delle persecuzioni razziali, raccontando di come le persone comuni, i tedeschi, che han vissuto in quel periodo, non si sentissero eticamente responsabili per tutto quello che stava succedendo di fronte ai loro occhi, e nemmeno responsabili dei propri diretti comportamenti individuali. Essendo quello l'ordine espresso del sistema, essi erano assolti dalle proprie colpe come singole persone. Le colpe dell'aver fatto, del non avere fatto, dell'aver permesso, e dell'essersi girati per non
guardare.
L'esternazione del fatto che tanto il mondo va così, e l'abnegazione comodamente fasulla del significato individuale nelle conseguenze delle proprie azioni, ha segnato la storia dell'umanità con solchi profondi. E nei solchi profondi di questa storia resteranno, a faro illuminante del tempo, il coraggio, la giustizia e la dignità di coloro che hanno rappresentato l'antitesi di questa frase dall'anima vuota.

Scegliere una cosa piuttosto che un'altra, o l'esentarsi dal farlo, stabilisce innanzitutto il proprio ruolo nelle cose e nelle conseguenze ancor prima di vedere cosa faccia il resto del mondo. Nessun meccanismo superiore solleverà con la sua parvenza autonoma la responsabilità individuale delle persone. La sovrastruttura non è il motore vincolante della vita, ma è la risultante della somma delle scelte dei singoli, in cui gesti isolati si instradano in esisti determinanti, e creano una direzione in cui nulla è insignificante. Il concetto stesso dell'evoluzione civile di una società, è data dal grado di interiorizzazione individuale della responsabilità comune.
Una volta una persona disse, sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. Ma al di là di cambiarlo, se semplicemente esiste un problema, un'ingiustizia, una realtà, puoi scegliere una sola cosa: se contrastarlo, o se farne parte. Da qui, discende l'essenza di una persona. Il famoso mondo che gira intoccabile ed imperioso, alla fine si divide in individui... quelli che perpetuano in modo sterile le cose nel modo in cui le hanno trovate, delegando alla famosa sovrastruttura la responsabilità di tutto nel gaudio dell'indifferenza e dell'accondiscendenza, e
quelle che invece scelgono chi e come essere, dimostrando così, la propria identità.

"Sono partigiano, perciò parteggio. Odio chi non si schiera, odio gli indifferenti".

Luciano.

2 hokusai77, 29/01/07 14:40

E' sempre un piacere leggere i tuoi scritti!

3 shivers, 29/01/07 16:12

solo un appunto, ovviamente personale: l'odio è sempre un sentimento non condivisibile, prim'ancora che controproducente.
d'altronde, hai citato indirettamente gandhi, uno che l'odio non sapeva nemmeno cosa fosse.

4 Lucik, 29/01/07 18:34

Come indirettamente... :-)
La frase che ho riportato in fondo, invece, come qualcuno forse avrà riconosciuto da solo, è di Antonio Gramsci.

Ciao Marco :-)
Grazie hokusai... :-)

5 shivers, 29/01/07 18:40

Lucik ha scritto:
Come indirettamente... :-)>

volevo dire "implicitamente", nel senso che non hai fatto esplicitamente il suo nome.
ciao luciano
m.

6 papallo, 30/01/07 16:46

solo un appunto, ovviamente personale: l'odio è sempre un sentimento non condivisibile, prim'ancora che controproducente.

Ed altrettanto personalmente io ti dico che non può esistere amore, senza odio.
Parlo di amore vero, non di quelle baggianate uomo-donna da romanzo rosa o film hollywoodiano, per intenderci.
QUEL tipo di amore è solo un'effimera chimera per mascherare il vero obiettivo, ossia il sesso, una delle più potenti droghe che esistano - ma cui si può resistere, proprio come essere veg o anticapitalisti.

Torniamo all'amore, quello vero: io sono innamorato di almeno un miliardo di persone, e ODIO, sì, fermamente e con violenza, tutt* quell* che si oppongono a princìpi fondamentali quali rispetto, amicizia, fratellanza, soprattutto solidarietà.

Forse dovrei rispettare chi persegue 'valori' razzisti, omofobici, gerarchici? Chi aspira alla donna più bella, l'auto più potente, la villa più lussuosa.. insomma, il pisello più grosso?
Ma anche no.

Conveniamo che prima o poi tutt* si muore?
Ecco, per molti individui sarebbe decisamente meglio
prima.

Con buona pace dei finti buonismi ipocriti ed un po' bigotti del tipo
'non si augura il male a nessuno'.

7 Tami, 1/02/07 15:35

Odiare è facile: ognuno di noi ha circa 1000 motivi per odiare e farsi e odiare. E' amare che richiede impegno, forza di volontà e abnegazione.

Ciao

Tamara

8 shivers, 1/02/07 16:55

papallo ha scritto:
Torniamo all'amore, quello vero: io sono innamorato di almeno un miliardo di persone, e ODIO, sì, fermamente e con violenza, tutt* quell* che si oppongono a princìpi fondamentali quali rispetto, amicizia, fratellanza, soprattutto solidarietà.>

io invece sono innamorato di una persona sola e non odio nessuno

9 Tami, 2/02/07 11:27

shivers ha scritto:
io invece sono innamorato di una persona sola e non odio nessuno

Idem.

Ciao

Tamara

10 Alisya, 9/02/07 19:33

Lucik ha scritto:
La sovrastruttura che anestetizza la responsabilità individuale.

Si dice che tanto il "mondo" va così. Che tanto, se fai o non fai una cosa, "non cambia nulla". Si sottolinea l'indifferenza del valore del singolo di fronte all'assolutismo intoccabile di un'entità che va per i fatti suoi. Si cancella con la leggerezza di una frase vuota il significato individuale di fronte a un meccanismo superiore che non ci considera e in cui non si conta nulla. La leggerezza di una frase vuota che salva gli altri da ogni responsabilità.
Ci si adagia sulla dissociazione tra l'azione e il suo risultato, spesso dovuta alla separazione visiva degli ambienti in cui si compie l'una e su cui ricade l'altro. Non guardare negli occhi la realtà che subisce gli esiti aiuta. E' un filtro imbottito ed ovattato che allontana i dubbi e le certezze, e che fa sì che una relazione diretta tra azione e conseguenza venga separata ed isolata in due estremi che non si mischiano tra loro.
E' lo stesso assunto per cui chi è inserito nella gestione di un'azienda che sfrutta miseramente i lavoratori di certe aree del mondo non si sente responsabile personalmente, in quanto semplice attore obbligato di una struttura sovraordinata che ha un funzionamento dato. E' un assunto ricordato da alcuni autori parlando della Germania ai tempi delle persecuzioni razziali, raccontando di come le persone comuni, i tedeschi, che han vissuto in quel periodo, non si sentissero eticamente responsabili per tutto quello che stava succedendo di fronte ai loro occhi, e nemmeno responsabili dei propri diretti comportamenti individuali. Essendo quello l'ordine espresso del sistema, essi erano assolti dalle proprie colpe come singole persone. Le colpe dell'aver fatto, del non avere fatto, dell'aver permesso, e dell'essersi girati per non guardare.
L'esternazione del fatto che tanto il mondo va così, e l'abnegazione comodamente fasulla del significato individuale nelle conseguenze delle proprie azioni, ha segnato la storia dell'umanità con solchi profondi. E nei solchi profondi di questa storia resteranno, a faro illuminante del tempo, il coraggio, la giustizia e la dignità di coloro che hanno rappresentato l'antitesi di questa frase dall'anima vuota.

Scegliere una cosa piuttosto che un'altra, o l'esentarsi dal farlo, stabilisce innanzitutto il proprio ruolo nelle cose e nelle conseguenze ancor prima di vedere cosa faccia il resto del mondo. Nessun meccanismo superiore solleverà con la sua parvenza autonoma la responsabilità individuale delle persone. La sovrastruttura non è il motore vincolante della vita, ma è la risultante della somma delle scelte dei singoli, in cui gesti isolati si instradano in esisti determinanti, e creano una direzione in cui nulla è insignificante. Il concetto stesso dell'evoluzione civile di una società, è data dal grado di interiorizzazione individuale della responsabilità comune.
Una volta una persona disse, sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. Ma al di là di cambiarlo, se semplicemente esiste un problema, un'ingiustizia, una realtà, puoi scegliere una sola cosa: se contrastarlo, o se farne parte. Da qui, discende l'essenza di una persona. Il famoso mondo che gira intoccabile ed imperioso, alla fine si divide in individui... quelli che perpetuano in modo sterile le cose nel modo in cui le hanno trovate, delegando alla famosa sovrastruttura la responsabilità di tutto nel gaudio dell'indifferenza e dell'accondiscendenza, e quelle che invece scelgono chi e come essere, dimostrando così, la propria identità.

"Sono partigiano, perciò parteggio. Odio chi non si schiera, odio gli indifferenti".

Luciano.

Molto bello! E' assolutamente reale ciò che scrivi.
Posso divulgarlo con il tuo vero nome, nel mio blog?
Vorrei che tutti gli iporciti e indifferenti possano leggere e capire di quanto siano meschini.

11 Lucik, 9/02/07 19:44

Ti ringrazio.
Certo che puoi. Senza il minimo dubbio. E non è nemmeno fondamentale che menzioni che l'ho scritto io, per cui sentiti libera di adoperarlo.

Ciao, Luciano :-)

12 Alisya, 9/02/07 19:50

mucho gracias :)
il tuo nome lo metto anche perchè voglio far vedere a tutti che non sono sola :)))
baci :*

13 Lucik, 9/02/07 20:38

You are not a minority...
Vamos adelante :-)
A te, ciao!

14 Lucik, 17/02/07 17:01

Il "mi piace" che legittima il mondo.

Un tempo le società, che oggi definiamo moderne, avevano una struttura rigida di regole e congetture morali. Avevano il pregio della chiarezza: i precetti erano conosciuti, così come lo erano le condanne dei comportamenti ritenuti devianti dalla norma imposta. Avevano un difetto: il rischio dell'ingiustizia. Se le regole, riverite in quanto tali, surclassavano il concetto di giustizia dettando legge e condanna senza distinguo tra nobiltà o bigotteria della regola stessa, ecco che queste ultime diventavano strumenti di prevaricazione, soffocando col ricatto della pubblica umiliazione la legittimità e la libertà delle scelte individuali.
Ci son voluti secoli per giungere a un sentimento diffuso che riconoscesse come valore la libertà individuale di vivere la propria vita nelle proprie libere preferenze. L'esperienza diretta delle persone sulla complessità della vita, la molteplicità dei percorsi possibili ed il diritto nonché la piacevolezza di scegliere autonomamente di sé hanno pin piano scardinato dal basso alcune delle impalcature sociali ed istituzionali che puntavano il dito contro il diverso e l'attentatore alla morale (non importa se finta).
Così, nella società delle esperienze e della confluenza delle diversità, il meccanismo dell'evoluzione prende sempre più piede, lasciando di queste strutture un ricordo superato, seppure ancor presente in alcuni gruppi della società (il desiderio della pronta condanna del diverso da parte della comitiva dei saccenti volenterosi è dura a morire).
Tuttavia per la serie degli estremi, la destrutturazione delle vecchie regole supera quello che aveva guadagnato in buon senso, arrivando ad un altro opposto in cui vige un criterio, ora iperindividualista, posto a guida delle azioni. E per coincidenza (o piuttosto per instancabile difetto della natura umana) ripresenta la stessa identica subordinazione del distinguo tra giusto e sbagliato alla prevalenza stessa del criterio guida, che assurge ad indicatore ultimo di tutto. Il "nuovo" metro di giudizio, che prosegue l'eredità prevaricante del sistema
precedente, è portato con forza alla legittimazione di tutto. La distinzione tra le cose scerva sempre più. La scelta consapevole, il dovere, il senso di responsabilità diventano concetti astratti, pretenziosi, ed addirittura prevaricanti della libera volontà. La valutazione su certe cose non è più nel merito, nella sostanza, nella riflessione e nelle conseguenze, ma la reazione che esce pronta e che valuta se fare o meno una cosa è sintetizzata da un innocente, ingenuamente sorridente, inopportunamente convinto, presunto giustificatore, tonto, indisponente (e a volte consapevole bastardo), "mi piace": è il "mi
piace" che legittima il mondo.
Nel mondo fluido delle libertà ego-centriche il rispetto delle libertà altrui (quelle non protette da obblighi di legge ed il cui rispetto si affida o è in balia alla decisione individuale) ha assunto la percezione di facoltà. Facoltà e non dovere. Non dovere, ma piacere.
Eppure in un'epoca moderna si ha il maggior vantaggio di
un valore basilare, quello della possibilità di mettersi in discussione più facilmente rispetto alle epoche dominate da strutture sociali rigide e uniformanti, prive di un facile accesso alla conoscenza ed all'informazione. Un'epoca caratterizzata dal miscuglio della modernità, infatti, innesca con maggior fluidità la diffusione di una riflessione attiva sullo stato delle cose, sulle realtà "nascoste", sui legami tra individuo e globalità, sui comportamenti, sulle conseguenze e sulle responsabilità individuali. Assieme a questo, si riceve più facilmente lo spunto per pensare e ripensare al modo in cui gira il mondo, smettendo di dare per scontato che se così si è trovato, debba per forza continuare ad essere lo stesso, credendo che le cose così come sono siano legittimate a esser tali per il solo fatto di esserci già da prima.
La modernità è un vantaggio relativo. Tuttavia sembra che certe riflessioni cadano su una parte delle persone e non su un'altra. Un mondo nel mondo in cui il primo si interroga, riflette e comprende, mentre il secondo va avanti pigro, sempre uguale a sé stesso, senza alzare mai la testa... Finche il piacere dura.
Piacere che altro non è che sinonimo di egoismo vile. Vile perché non vuole guardare oltre, prendendo debite distanze dai suoi effetti. Vile perché perpetrato sulla pelle degli altri. Egoista perché quel che importa è il benessere personale. Ed egoista ancora, perché semmai le stesse conseguenze ricadessero su di esso, griderebbe allo scandalo, ai suoi diritti ed alla sua libertà violata e offesa. Piacere, ogni tanto in buona fede, fasulla o ignorante che sia. Quasi sempre indisponente, quando il piacere si esprime su tematiche gravi come se certe scelte fossero alternative buoniste e non dovere etico. Paradossalmente è la comitiva degli allegri e beati faciloni alla mano, che ora punta il dito sui diversi che affermano un principio di riflessione responsabile che esce dalla brodaglia omogeneizzata dello status quo del mondo sovrappensiero.

Ci sono voluti secoli di storia per liberarsi dalle molte prevaricanti ingiustizie che negavano la libertà individuale. Ed ora che la libertà individuale assume come guida la vuotezza del piacere legittimante, quante altre vittime dovranno patire e cadere perché finiscano le ingiustizie di questa "libertà" irresponsabile e anestetizzata, pronunciata con protetta leggerezza, portatrice di sofferenze che raramente patiranno coloro che la celebrano...

"Eh si, lo so...", "ma a me la carne piace...".

Ciao, Luciano.

15 z4nz4r0, 26/02/07 19:31

Storico; non perderò l'occasione di citarti!

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"Mamma, raccontami ancora di quando le persone hanno smesso di uccidere gli animali per mangiarli."

La storia che studieranno le prossime generazioni la stiamo scrivendo noi adesso. Facciamo in modo che sia una storia migliore per tutti gli esseri viventi.

Scrivi la storia con noi