Riflessione su Cut-Off Date

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1 Marinik, 5/04/12 12:35

Salve a tutti,
Spero che qualche "Esperto" della lista Vivo sappia chiarirmi le idee e dirmi se la mia idea è del tutto balzana o no: si tratta di un dubbio che mi è sorto stanotte pensando ad una marca di cosmetici secondo me molto validi, ma che non aderisce (per il momento) a nessuna lista e da lì si è esteso ad un ragionamento più ampio.

Il succo dello standard internazionale per il Cruelty Free è:
Poichè i test sugli animali degli ingredienti sono obbligatori per legge, la ditta XY definisce una data di Cut-off e utilizza solo ed esclusivamente ingredienti testati PRIMA di quella data, così da non alimentare il "mercato" della vivisezione.

a questo punto mi chiedo: una piccola ditta artigiana che produce pochi cosmetici dalla formulazione abbastanza semplice e solo con estratti vegetali (olii vegetali, olii essenziali, acqua di fiori o estratti idroalcolici) e pochissimi ingredienti di sintesi arcinoti e di vecchia data, e quindi sicuramente non testati di recente, si può definire "cruelty free"?
Lo chiedo perchè di fatto, anche se non ha aderito ad alcuno standard (nemmeno l'autocertificazione vivo) e non ha pubblicato nessuna Cut-Off Date, di fatto non "incrementa" la vivisezione...

Ovviamente è stata mia premura suggerire alla ditta di aderire alla lista vivo, e mi è stato risposto che quasi sicuramente lo faranno tra qualche mese visto che stanno riformulando un pò tutta la linea per renderla eco-bio, e preferiscono fare le pratiche dopo aver chiarito bene le nuove formulazioni, per cui staremo a vedere come si muoveranno...

Proseguendo, però, col mio ragionamento ho poi pensato: Molte certificazioni Ecobio (come ad esempio quella di ICEA) richiedono (tra l'altro) che nei cosmetici compaiano solo una serie di ingredienti "approvati"

Se questa lista di ingredienti è "approvata" se ne deduce che i test siano già stati fatti, e di conseguenza chi aderisce a questa certificazione utilizzi solo ingredienti già testati e basterebbe definire qual'è la data più recedne di sperimentazione degli ingredienti della lista per definire una cut off date...

Sono ragionamenti farneticanti secondo voi?
Sarebbe meglio approfittare delle ore notturne per dormire piuttosto che pensare a queste cose?

2 Marina, 5/04/12 13:18

Marinik ha scritto:
a questo punto mi chiedo: una piccola ditta artigiana che produce pochi cosmetici dalla formulazione abbastanza semplice e solo con estratti vegetali (olii vegetali, olii essenziali, acqua di fiori o estratti idroalcolici) e pochissimi ingredienti di sintesi arcinoti e di vecchia data, e quindi sicuramente non testati di recente, si può definire "cruelty free"?

Si', ma per essere riconosciuto tale deve dimostrare di esserlo, quindi aderire allo standard mandando la documentazione che serve, altrimenti chiunque puo' affermare di esserlo.

Proseguendo, però, col mio ragionamento ho poi pensato: Molte certificazioni Ecobio (come ad esempio quella di ICEA) richiedono (tra l'altro) che nei cosmetici compaiano solo una serie di ingredienti "approvati"

Questo non lo so, comunque la certificazione ecobio non c'entra nulla con quella cruelty free.

Se questa lista di ingredienti è "approvata" se ne deduce che i test siano già stati fatti, e di conseguenza chi aderisce a questa certificazione utilizzi solo ingredienti già testati e basterebbe definire qual'è la data più recedne di sperimentazione degli ingredienti della lista per definire una cut off date...

Dipende: se questa lista di ingredienti approvati cambia nel tempo, significa che non esiste una cut off date e un impegno a rispettarla, quindi e' un nulla di fatto, dal punto di vista del cruelty free.

Sono ragionamenti farneticanti secondo voi?
Sarebbe meglio approfittare delle ore notturne per dormire piuttosto che pensare a queste cose?

Forse :-D

Comunque, il punto chiave e' che un'azienda deve prendere l'impegno scritto a non usare piu' ingredienti "nuovi". Se non lo fa, non si puo' definire cruelty free.

Ciao,
Marina

3 Andrea, 5/04/12 13:20

Marinik ha scritto:
a questo punto mi chiedo: una piccola ditta artigiana che produce pochi cosmetici dalla formulazione abbastanza semplice e solo con estratti vegetali (olii vegetali, olii essenziali, acqua di fiori o estratti idroalcolici) e pochissimi ingredienti di sintesi arcinoti e di vecchia data, e quindi sicuramente non testati di recente, si può definire "cruelty free"?
Lo chiedo perchè di fatto, anche se non ha aderito ad alcuno standard (nemmeno l'autocertificazione vivo) e non ha pubblicato nessuna Cut-Off Date, di fatto non "incrementa" la vivisezione...

Il punto è che ci sono decine di ditte che dicono questo e alla fine praticamente nessuna risulta essere veramente cruelty-free. Non si capisce perché una ditta che soddisfa certi requisti non prende un foglio di carta intestata, lo dichiara formalmente e ci mette una bella firma del rappresentante legale dell'azienda.

Poi deve far fare lo steso ai produttori degli infredienti.

Non costa niente, perché non lo fanno? E se loro non si prendono la briga di mandare un paio di documenti e neppure dire l'anno della cut-off date, perché noi dovremmo fidarci visto che sono in ballo le vite degli animali?

E anche fidandoci ciecamente dell'azienda, dovremmo fidarci ciecamente di tutti i fornitori degli ingredienti, perché lo standard non richiede solo che siano antecedenti a una data fissa e quindi non siano obbligatori i test, ma anche che non ne vengano fatti di altri non obbligatori. Questo deve essere dichiarato per scritto da tutti i fornitori e non detto ufficiosamente al produttore del cosmetico che poi lo dice ufficiosamente agli acquirenti.

Ovviamente è stata mia premura suggerire alla ditta di aderire alla lista vivo, e mi è stato risposto che quasi sicuramente lo faranno tra qualche mese visto che stanno riformulando un pò tutta la linea per renderla eco-bio, e preferiscono fare le pratiche dopo aver chiarito bene le nuove formulazioni, per cui staremo a vedere come si muoveranno...

Questo ha senso, perché sarebbe assurdo fare tutto il lavoro se stanno cambiando gli ingredienti Però ad esempio c'è una ditta che risponde alla tua descrizione (piccolissima, quasi tutti ingredienti vegetali, pochissimi di sintesi) che pensava di essere cruelty-free ma quando ha iniziato le pratiche per l'auto-certificazione i fornitori dei pochi ingredienti chimici non hanno saputo dare le garanzie richieste.

Quindi bisogna aspettare prima di compare i loro prodotti.

Proseguendo, però, col mio ragionamento ho poi pensato: Molte certificazioni Ecobio (come ad esempio quella di ICEA) richiedono (tra l'altro) che nei cosmetici compaiano solo una serie di ingredienti "approvati"

Se questa lista di ingredienti è "approvata" se ne deduce che i test siano già stati fatti, e di conseguenza chi aderisce a questa certificazione utilizzi solo ingredienti già testati e basterebbe definire qual'è la data più recedne di sperimentazione degli ingredienti della lista per definire una cut off date...

Ci sono due problemi:

1) Credo che vengano "approvati" sempre nuovi ingredienti quindi di fatto è una lista in continua evoluzione e quindi non credo ci sia questa sorta di cut-off date "automatica"

2) Non basta definire la cut-off date, questa è un condizione necessaria ma non sufficiente. Se non c'è cut-off date il cosmetico incrementa sempre la vivisezione; se c'è è molto probabile ma non sicuro che non la incrementi quindi il produttore dell'ingrediente deve anche dichiarare di non fare test oltre a quelli obbligatori per legge (cosa che di solito comunque non accade).

Quindi serve tutta la documentazione richiesta da VIVO (che poi è quella definita dallo "standard internazionale no testato su animali" della BUAV), che viene sintetizzata come "principio della cut-off date" ma richiede anche altre
cose.

Chi è più esperto mi corregga se ho scritto cose sbagliate.

4 Andrea, 5/04/12 13:21

No.. ho scritto il post più palloso della settimana ed è stato inutile perché nel frattempo è stata già data la risposta..

5 Marina, 5/04/12 13:23

Andrea ha scritto:
No.. ho scritto il post più palloso della settimana ed è stato inutile perché nel frattempo è stata già data la risposta..

Vabbe', ma tu hai spiegato meglio, io ho detto le stesse cose ma sono stata piu' sbrigativa ;-)

Ciao,
Marina

6 Marinik, 5/04/12 14:36

Ringrazio tutti e due per i chiarimenti molto esaustivi.

Per il discorso della piccola ditta il mio era un dubbio "personale", la ditta non si proclama "Cruelty Free", però utilizzando solo ingredienti "vecchi" (molto vecchi) pensavo di poter stare tranquillo...
Anche io avevo pensato al discorso del "sempre che non comincino ad introdurre nuovi ingredienti" ma mi era sfuggito il discorso dei fornitori di materie prime, che a loro volta non dovrebbero aver ritestato le sostanze.

Per il discorso sulle certificazioni "ecobio" in effetti occorrerebbe una condizione che vincola l'introduzione di nuove sostanze e manca comunque il controllo verso i fornitori di materie prime...

Insomma, sempre meglio preferire la doppia certificazione Ecobio+Cruelty Free

Una nota: Per esperienza posso assicurare che molte ditte non fanno il famoso pezzo di carta per la certificazione Vivo perchè non sanno che esiste!
Nel mio piccolo cerco di suggerire la cosa e spronare le ditte ad ottenere la certificazione, ma che voi sappiate esiste qualcosa di simile all'estero? o le liste PETA, BUAV, Naturewatc etc etc sono comunque a pagamento?

7 Andrea, 5/04/12 15:32

Marinik ha scritto:
Per il discorso della piccola ditta il mio era un dubbio "personale", la ditta non si proclama "Cruelty Free", però utilizzando solo ingredienti "vecchi" (molto vecchi) pensavo di poter stare tranquillo...

Ma siamo sicuri che siano tutti molto vecchi? Io penso sia molto difficile giudicarlo. Comunque per i motivi detti sopra non basta.

Insomma, sempre meglio preferire la doppia certificazione Ecobio+Cruelty Free

Esatto, ma quella cruelty-free per me è indispensabile per comprare un prodotto, anche perché nel caso delle certificazioni eco-bio è vero che costano molto e le piccole aziende magari non possono permettersele mentre l'auto-certificazione gratuita possono farla tutti.

Una nota: Per esperienza posso assicurare che molte ditte non fanno il famoso pezzo di carta per la certificazione Vivo perchè non sanno che esiste!

Ah certo.. in quel caso bisogna scrivere e spiegare in due parole la cut-off date ecc. ecc. e vedere se aderiscono. Però è difficile che una ditta sia cruelty-free senza saperlo.. usare solo ingredienti "vecchi" non avviene per caso. E' pià probabile che una ditta veda i requisiti e individui gli ingredenti da sostituire con altri più vecchi. E' un'operazione banale, ma credo sia raro che una ditta scopra di soddisfare già tutti i requisiti senza farla.

Nel mio piccolo cerco di suggerire la cosa e spronare le ditte ad ottenere la certificazione, ma che voi sappiate esiste qualcosa di simile all'estero? o le liste PETA, BUAV, Naturewatc etc etc sono comunque a pagamento?

Lo standard della PETA assicura solo che non venga testato il prodotto finito (negli Stati Uniti sono permessi tali test quindi ha un minimo di senso questa certificazione, non come chi certifica lo stesso in Italia dove sono proibiti..) quindi non garantisce niente.

Poi non so se all'estero c'è un equivalente di VIVO che di fatto fa il controllo dell'auto-certificazione (non è banale capire se il plico di documentazione mandata implica che vengano soddisfatti i requisiti dello standard o meno).

8 Marinik, 5/04/12 15:53

Grazie ancora per i chiarimenti

9 Marina, 5/04/12 17:17

Marinik ha scritto:
Una nota: Per esperienza posso assicurare che molte ditte non fanno il famoso pezzo di carta per la certificazione Vivo perchè non sanno che esiste!

Preciso solo che non esiste una "certificazione VIVO", esiste lo Standard cruelty free riconosciuto a livello internazionale, e per chi non vuole aderire alla certificazione vera e propria c'e' la possibilita' di mandare la documentazione in autocertificazione ad Antonella de Paola, autrice della Guida ai prodotti non testati.
Le marche che sono giudicate adeguate dopo aver mandato questa documentazione, sono aggiunte sul sito VIVO.
Il tutto gratuitamente.

Lo preciso solo perche' e' improprio dire "certificazione VIVO".

Ciao,
Marina

Cos'hanno in comune queste persone? Ciascuno di loro sta salvando migliaia di animali.

Siamo tutti diversi, trova il modo adatto a TE per aiutare gli animali!