C'è una novità riguardo al marchio Lavera: in un comunicato stampa del 12 dicembre dello scorso anno (2013) la ditta afferma di fare marcia indietro riguardo alle esportazioni in Cina e di interrompere senza indugi le vendite in quel paese.
http://www.lavera.de/en/about-lavera/lavera-is-against-animal-testing.html (senza data)
http://blog.rootsofcompassion.org/wp-content/uploads/13-12-12-Press-release-Organic-for-everyone-but-not-at-any-price.pdf (con la data che vi ho riportato)
Questa sembrerebbe essere una buona notizia. La mia perplessità deriva dal fatto che stiamo parlando di una ditta che per molti mesi ha comunque accettato, per soldi, di contribuire attivamente alla vivisezione, nonostante il suo passato "cruelty free"; ma soprattutto vorrei capire come si pone nei confronti di quanto viene riportato in fondo al comunicato:
"REACH covers about 100.000 contents centrally and enables control and regulation of statutory freedom from animal testing. Animal tests will only be requested when there are no alternative test series. "
Se si accetta il principio della cut-off date non dovrebbero porsi problemi di non avere alternative ai test su animali per mancanza di test sostitutivi, giusto? E non è quello (la cut-off date) il principio su cui si basa lo standard attuale?
Quindi perché Lavera mette comunque per iscritto la frase citata? Cosa ne pensate?
A margine, segnalo che il nome Lavera continua a non comparire quando si fa una ricerca qui
http://www.gocrueltyfree.org/search?country=231