Tenere un gatto fuori casa; pagina 2

Ho seguito un gatto randagio alcuni anni, fino alla sua morte, era solo, non era in una colonia, allora non esistevano del resto e moriva letteralmente di fame. Lo vidi arrampicarsi fin dentro un cassonetto e uscirne con l'osso di una braciola mentre guardavo fuori dalla finestra di camera mia. Mi fece una gran pena, era così scheletrico! Dopo due anni di incontri con la pappa sia al mattino che alla sera riuscii ad arrivare ad accarezzarlo, si fidava però solo di me, non si faceva avvicinare da nessuno, e rimase sempre selvatico e timoroso degli uomini, non sarebbe mai entrato nemmeno nell'ingresso del palazzo. L'ho curato con antibiotici per molto tempo perché purtroppo ho scoperto dopo un paio d'anni che era Fiv positivo. Peccato! Si era ripreso bene, l'avevo fatto sterilizzare, era ingrassato, avevo sperato in una vita più lunga e di riscatto. Ma Fiv e vita randagia non sono una bella accoppiata. Sono riuscita a prenderlo per portarlo dal veterinario almeno due o tre volte, sempre spingendolo in gabbia di corsa sfruttando un po' anche la sua fiducia in me. Soffriva di ascessi e spesso le ghiandole della gola si gonfiavano tanto da rendere difficile alimentarsi, perciò gli somministravo sovente l'antibiotico nascosto in un bocconcino di carne cruda tritata (non ero veg all'epoca) e finché ha fatto effetto sono sempre riuscita a farlo tirare avanti. Purtroppo un giorno non ha più reagito alla terapia e poiché non riusciva a mangiare mi hanno consigliato la soppressione. Questa è stata la mia unica esperienza con un randagio. Non mi è mai più capitato. Oggi con le colonie è difficile trovare un gatto solo, sono seguiti dalle gattare. Ti suggerisco di insistere e chiedere di accompagnarle. Di certo è un impegno costante, ma se vai ogni giorno alla stessa ora della gattare a portare cibo alla colonia vedrai che finiranno per affidartela.